Cheratono – E’ una delle malattie più fastidiose dell’occhio ed è molto articolata la diagnosi. Siamo andati a tal proposito ad intervistare Giacinto Lombardi, maestro ottico dell’Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri (FI), uno dei massimi esperti in Italia in realizzazione di lentine a contatto per il contenimento della malattia.
“Un tempo l’oculista faceva diagnosi di cheratocono basandosi sull’asimmetria, irregolarità e slivellamenti delle mire dell’oftalmometro, uno strumento comunemente usato per valutare la regolarità e il raggio di curvatura della cornea. – afferma Lombardi – Dalla metà degli anni novanta, invece, la diagnosi è stata rivoluzionata dall’avvento di un esame detto Topografia Corneale che utilizza uno strumento, detto Topografo, gestito da un computer che proietta degli anelli concentrici sulla superficie corneale analizzandole l’immagine riflessa.
Ciò consente, anzitutto, di fare diagnosi precoci, un tempo impensabili, ma soprattutto di monitorare nel tempo l’evoluzione del cheratocono e di conseguenza scegliere i presidi terapeutici più adeguati.
Ciò consente, anzitutto, di fare diagnosi precoci, un tempo impensabili, ma soprattutto di monitorare nel tempo l’evoluzione del cheratocono e di conseguenza scegliere i presidi terapeutici più adeguati.
La diagnosi può essere sospettata durante la visita oculistica di base quando vengono evidenziati una miopia e/o un astigmatismo insorti improvvisamente con comparsa di mire irregolari all’esame oftalmometrico. La topografia, inoltre, permette di controllare l’evoluzione della patologia nel tempo e costituisce un importante ausilio per la programmazione di eventuali interventi chirurgici. Una volta posta la diagnosi di cheratocono devono essere prescritte delle visite di follow-up ravvicinate in caso di pazienti molto giovani, dopo 6 mesi, 1 anno nei soggetti adulti.
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