
La nascita della tumescenza fredda è stata incentivata se non determinata dalla necessità di risolvere problematiche specifiche medico chirurgiche che altre metodiche non erano in grado di affrontare.
Non dovrebbe questo già bastare a darle una dignità nosografica specifica?
Oltre 20 anni di utilizzo hanno confermato e là dove fosse necessario, il concetto che la tumescenza fredda è una metodica unica, in grado di migliorare moltissime prestazioni medico chirurgiche. Anzi per certi versi rappresenta una vera filosofia, un modo di porsi verso qualsivoglia atto chirurgico con un background o bagaglio culturale più aperto a promuovere metodologie in grado di migliorare il proprio gesto chirurgico ma anche la compliance ed il comfort del paziente.
Stando così le cose, una domanda spontanea è d’obbligo: perché in tanti anni ha avuto così scarsa diffusione e adesione tra i colleghi che ancora oggi la snobbano? Questa domanda apre orizzonti quasi mai correttamente esplorati sulla cultura medica e sul monopolio della diffusione dell’informazione scientifica medica. Sicuramente il medico ha sviluppato una pessima capacità di analisi critica personale, soggettiva e soprattutto autonoma. Sopraffatto da un vero bombardamento pseudo-scientifico organizzato dal mercato farmaceutico e parafarmaceutico che appoggiato da una ricerca accademica purtroppo dipendente da finanziamenti industriali, diffonde e promuove solo ciò che è vantaggioso per il mercato.
Oggi a distanza di 20 anni sono maturati i tempi per poter far apprezzare sia al chirurgo che al paziente i vantaggi della Tumescenza Fredda?
Oggi la Tumescenza Fredda è diventato un Marchio protetto da Copyright al fine di proteggere la metodica da molti chirurghi che l’hanno scimmiottata senza esperienza, per poi concludere che non funziona. In realtà per giungere a questa metodica ci sono voluti anni di studio che oggi consentono a me ed il mio staff di fare tutti gli interventi di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica in anestesia locale e sedazione cosciente. Il paziente durante gli interventi risponde alle nostre domande, partecipa ed è pienamente cosciente di ciò che sta facendo. Per questo motivo la metodica ha riscosso successo tra i pazienti e un po’ troppe gelosie da parte di colleghi che anziché preoccuparsi di capire i motivi per cui la metodica funziona si sono preoccupati di evitare che essa entrasse nei contesti accademici ed universitari.
Sappiamo però che oggi lei ha l’opportunità di introdurre anche in ambito accademico la Tumescenza Fredda. È vero?
Per fortuna si. Quest’anno sarò docente presso il Master di Medicina Estetica che si terrà presso l’Università L.U.de.S. di Lugano. La prendo un po’ come riconoscimento ad oltre 20 anni di studi e di carriera. Un po’ come togliersi qualche sassolino dalla scarpa con chi, in ambito accademico, ha deriso la metodica per anni. Comunque, senza fare troppe polemiche, quello che mi è sempre interessato è il benessere dei miei pazienti. Ridurre lo stato di disagio durante un intervento è fondamentale sia la loro salute che per la buona riuscita dell’intervento. L’anestesia generale intossica l’organismo, così come l’eccessivo utilizzo di adrenalina per evitare il sanguinamento durante l’intervento. La Tumescenza Fredda mette da parte questi due metodi utilizzando una soluzione più semplice che riduce le complicanze.