Scoppia la polemica tra gli esperti in ambiti di psicoterapia dopo le dichiarazioni rilasciate su un articolo dell’edizione online del Daily Mail da Oliver James, uno dei più conosciuti psicologi inglese.
Secondo James le terapie di durata breve non sono sempre un vantaggio, infatti nel lungo termine è possibile perdere gli iniziali benefici. Il britannico prende ad esempio la terapia cognitivo comportamentale, con questa in un numero oscillante tra 5 e 20 sedute è possibile curare i problemi legati all’ansia e all’umore, cercando di modificare l’atteggiamento con cui si affrontano i disturbi.
A quanto pare questa terapia non sortisce benefici duraturi sulle persone che vi si sottopongono e addirittura a distanza di soli due anni, chi è stato trattato con questa terapia non sembra stare meglio di chi non l’ha effettuata.
A quanto pare questa terapia non sortisce benefici duraturi sulle persone che vi si sottopongono e addirittura a distanza di soli due anni, chi è stato trattato con questa terapia non sembra stare meglio di chi non l’ha effettuata.
Per Oliver James bisogna focalizzarsi su terapie alternative, ad esempio quelle psicoanalitiche, che scavano di più nel profondo del paziente e hanno effetti più duraturi. D’altra parte queste terapie durano di più e richiedono spese più grandi.
Sull’argomento è intervenuto Roberto Goisis, psicoanalista della Spi (Società psicoanalitica italiana): “Al giorno d’oggi, quando si intraprende una terapia si vuole essere sicuri che le cose funzionino e siccome si ha poco tempo si vuole anche che funzionino rapidamente. La terapia cognitivo comportamentale, sottoposta a prove di validazione, si è dimostrata efficace e rapida ma sembra esserlo nel breve periodo, mentre le terapie psicoanalitiche, che sono più lunghe, appaiono però più efficaci e stabili nel tempo. Anche a livello psicoanalitico, in ogni caso, esistono delle terapie brevi”.





