Diete, la dipendenza è come una droga

Diete, la dipendenza  è come una droga
(corrieredelmezzogiorno) C’è la dipendenza dall’alcol, dalla droga, dal fumo e c’è la dipendenza dalla dieta, non meno pericolosa delle altre: si chiama. Qui la salute non c’entra, si tratta di una vera e propria tendenza a sentirsi costantemente in obbligo di stare a dieta, un’ossessione dilagante per la perdita di peso, spesso frutto del fai da te senza buon senso: cosicché il fisico si adatta alla condizione di ristrettezza bruciando meno calorie e non si arriva mai al risultato tanto auspicato. Si punta sempre al risultato immediato, invece, una dieta che funziona non deve essere rigida e austera ma «sostenibile e piacevole», attenta anche al lato emotivo e alla gratificazione, così come raccomandato dall’American Dietetic Association.
Chi è ammalato di dieta è ossessionato dal conteggio dei grammi e delle calorie, un momento di debolezza a tavola, anche solo assaggiare del cibo considerato proibito comporta una profonda frustrazione. Arriva il senso di colpa e la percezione che tutto sia perduto, e in quel momento per molti subentra l’abbuffata, per altri ansia e bisogno di bruciare subito le calorie introdotte con un’attività sportiva compulsiva.
In tutto il mondo il mercato delle diete è stimato intorno ai 200 miliardi di dollari. 7 miliardi e mezzo, invece, solo per il mercato dei prodotti alimentari a ridotto contenuto calorico, incluse le bevande e le sostanze come aspartame, sucralosio, stevia, saccarina e ciclammato. Il dato, diffuso dall’azienda americana di ricerche di mercato Transparency Market Research, prevede un aumento del 5,9% Cagr nel periodo di previsione dal 2014 al 2019. Il mercato più grande è negli Stati Uniti, seguito dai paesi europei.
Spesso la scelta di cibo dietetico non è dettata da un reale bisogno, ma dalla necessità di omologarsi alle tendenze sociali. Si tratta di donne e uomini esposti a pressioni mediali per essere sempre più magri. A giocare un ruolo fondamentale, in questo campo è la «diet industry». Strategie e programmi per guadagnare facendo leva sul bisogno di dimagrire. Un mondo spesso fuori controllo. 
In un rapporto sui disturbi dell’alimentazione, il ministero della Salute ha elencato le tecniche di persuasione della diet industry: garantire una perdita di peso facile, senza sforzi e permanente; utilizzare termini come miracoloso, esclusivo, segreto, unico, recente, scoperta; fare costante riferimento alla cellulite; mostrare fotografie relative al prima e al dopo; usare la testimonianza di clienti soddisfatti che sono stati spesso pagati; mostrare studi senza referenze di riviste scientifiche accreditate; indurre a considerare il fallimento della dieta un segno di scarsa volontà e di mancanza di valore morale. Tutti gli studi recenti suggeriscono infatti un nesso tra lo stare frequentemente a dieta e la comparsa di un disturbo dell’alimentazione. Mangiucchiare tutto il giorno, vomitare dopo i pasti, mangiare di notte, oppure passare da grandi abbuffate a diete severe per poi ricominciare da capo, con la logica del tutto o niente, mangiare solo alimenti dietetici, scartando ossessivamente tutti gli altri, questi sono alcuni dei comportamenti che si diffondono in modo più o meno strisciante e silenzioso. Si comincia per qualche chilo in più, poi ci si ammala.
In Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione si trovano a fare i conti con i disturbi del comportamento alimentare (Dca). L’8-10% delle ragazze e l’0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia-bulimia. Queste patologie si manifestano tra i 12 e i 25 anni: negli ultimi tempi aumentano i casi di bambine prepuberi (spesso figlie di mamme a dieta) e i casi di donne in età di menopausa. Sono patologie quasi sempre al femminile: la ragione sta nel rapporto con il proprio corpo, la propria identità e autostima. Una banale dieta si trasforma in altro, per vite intere. Il controllo alimentare diventa ingovernabile, riduce gli affetti: nella solitudine e nella diffidenza nei confronti della vita stessa, ci si isola negando la patologia e il bisogno di cure.
di Sofia Gorgoni 
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