(èCostiera) In un dossier a cura di Legambiente Campania, l’associazione ambientalista fa un bilancio sulla questione “Terra dei Fuochi”: ancora una chimera le bonifiche e si continua a morire di tumore. Fino ad oggi non sono state previste neppure le attività di risanamento delle falde fortemente contaminate e nelle aree agricole, presenti in aree potenzialmente inquinate e vicine ad impianti di smaltimento rifiuti. Non sono state attivate procedure di analisi e caratterizzazione. Inoltre non è stata eseguita nessuna attività nei 31 comuni che nel giugno 2014 sono stati aggiunti ai precedenti 57.
Gli unici dati presentati dai ministeri delle Politiche agricole e forestali, dell’Ambiente e della Salute sullo stato di contaminazione nei 57 Comuni perimetrati (diventati nei mesi successivi 88), risalgono alla conferenza stampa dell’11 marzo 2014. I risultati delle indagini dirette sui terreni di 51 siti definiti “prioritari e maggiormente a rischio” in 7 Comuni non sono ancora stati resi noti, come dichiara l’associazione ambientalista, anche se i lavori sul campo sono stati conclusi e la pubblicazione dei risultati doveva essere fatta entro il 9 giugno 2014. In questi 57 Comuni ci sono ancora 1.335 siti potenzialmente inquinati su cui non sono state fatte ancora analisi dirette.
“E‘ urgente uno sforzo straordinario – si legge nel dossier – che fino ad oggi non c’è stato, a garanzia della salute di chi abita in quelle zone e per dare certezza a cittadini e produttori”. Eppure il governo Renzi continua a rassicurare. Ma l’ illegalità continua. Come evidenziato da ben 82 inchieste della magistratura, censite a partire dal 1991, per traffici di rifiuti che hanno sversato in questo territorio veleni da ogni parte d’Italia, con l’emissione di 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce e il coinvolgimento di 443 aziende.
La questione Terra dei fuochi rappresenta un mix di criticità ambientali e di cause che le hanno generate che la rende estremamente complessa. Ci sono gli sversamenti illeciti di rifiuti, anche pericolosi, opportunamente occultati sia in aree urbane che agricole i cui effetti ambientali consistono nella contaminazione dei suoli e delle falde acquifere, In questi 23 anni di indagini sono confluiti in quest’area almeno 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni tipo: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, polveri di abbattimento fumi, fanghi di depuratori industriali, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, rifiuti contenenti amianto, morchie di verniciatura e terre inquinate provenienti da attività di bonifica.
Solo nel 2014 sono stati censiti 2.531 roghi di rifiuti, materiali plastici, scarti di lavorazione del pellame e di stracci (erano stati 3.984 nel 2012). Insomma è un problema che non sembra affatto risolto. La ricerca conferma un eccesso di mortalità e di ospedalizzazione nella popolazione residente nei 55 comuni della Terra dei fuochi per diverse patologie, che “ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a un insieme di di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani”. Lo studio conferma anche eccessi di incidenza di determinate patologie in fascia infantile neonatale/adolescenziale attribuibili a fattori ambientali evidentemente connessi alla Terra dei fuochi.





