A chi la accusa di non aver saputo gestire la situazione, Amanda risponde: “Non lo abbiamo contraddetto per non farlo agitare di più. Pino era determinato e autoritario. Nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea”. In auto “diceva di sentire un formicolio alle gambe e pensava che fosse un ictus”.”Sono serena – conclude – perché ho rispettato la sua volontà. Ora mi sento come Cristo in croce. E’ stata una tragica fatalità. Quando mi sveglio la vita – dice Amanda che ha ripreso il suo lavoro di insegnante – è un incubo e a volte penso che non vorrei svegliarmi più”.Poi precisa che nella casa di campagna in Toscana “c’erano, oltre ai due figli più piccoli di Pino e alla sua figlia più grande, Cristina, anche i miei, Francesco 18 anni, che su mio ordine ha chiamato l’ambulanza dal cellulare, ed Eleonora, 15 anni”. Ambulanza che, una volta arrivata, fu rimandata indietro perché Amanda e Pino erano già in auto per raggiungere Roma.Amanda riferisce ancora: “In casa Pino aveva avuto credo un calo di pressione e gli avevamo sollevato le gambe. Poi si era ripreso. Ho letto che un avvocato della moglie ha detto che sarebbe stato caricato in auto. Questa circostanza è inverosimile perché per me che peso 60 chili sarebbe stato impossibile sollevare un uomo di 130 chili”.





