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Il Mattino) – La diagnosi e la terapia adottata durante la degenza in ospedale. Eccoli i due punti su cui batteranno le indagini, a partire da questa mattina, da quando verranno formalmente affidati gli incarichi a periti e consulenti di parte.
Inchiesta che entra nel vivo, quella sulla morte della piccola Rosa Buonomo, la bimba di otto mesi deceduta venerdì mattina nell’ospedale Santobono.
Ore undici, Palazzo di giustizia di Napoli, è il momento del conferimento degli incarichi di autopsia. Inchiesta per omicidio colposo, sotto accusa il medico che ha firmato le dimissioni della piccola giovedì mattina, facendo ritornare Rosa a casa e costringendo i genitori della piccola a una seconda corsa in Pronto soccorso a distanza di 24 ore, quando ormai le condizioni della paziente erano irrecuperabili.
Inchiesta che punta ad accertare tutti gli snodi degli ultimi giorni di vita di Rosa: chi l’ha tenuta in cura? Che tipo di diagnosi è stata effettuata sul suo conto? E qual è stata la terapia adottata?
Quanto basta ad ampliare il numero degli indagati – fatto che appare ormai scontato – a partire da questa mattina, in seguito allo svolgimento dei primi accertamenti tecnici.
Indagini condotte dal pool reati colpe professionali guidato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio, al lavoro il pm Emilia Galante. In campo specialisti del settore. La Procura ha infatti deciso di nominare un pool di esperti, guidati da un pediatra specialista nel campo della pneumologia, per soddisfare tutti i quesiti posti dai pm.
Una vicenda amara, quella che si è abbattuta sul Santobono, che fa i conti con la denuncia dei genitori della piccola Rosa e con la richiesta di informazioni di una intera comunità che si è stretta attorno ai genitori della piccola. Com’è noto, la bimba è stata ricoverata l’otto febbraio scorso, causa problemi di respirazione; è stata poi dimessa giovedì dodici, sulla scorta di valori clinici ritenuti nella norma.
E non è tutto.
È stato il Santobono a ricordare in un comunicato stampa, che il livello di ossigeno nel sangue era pari al 95 per cento, quindi in netto miglioramento rispetto ai giorni precedenti. Difesi dalla penalista Annalisa Stile, a partire da questa mattina i genitori di Rosa potranno attendere l’esito dei primi accertamenti autoptici. Chiedono verità e giustizia.
Sono affranti. Ai giornali, i parenti hanno ricordato la fermezza con cui la mamma si era opposta alle dimissioni di giovedì. «Non volevamo lasciare l’ospedale – pare abbiano detto – ci hanno invece spiegato che dovevano fare posto ad altre situazioni più critiche. Ma la piccola non stava bene». In un giorno, in 24 ore, il peggioramento delle condizioni, un caso di bronchiolite. Ed è questo il punto di partenza. Poi si va a ritroso, per accertare qual è stata la diagnosi iniziale – quella dell’otto febbraio scorso – e in cosa consistevano le cure somministrate nei giorni di permanenza al Santobono.
Al momento, una prima ricostruzione è quella offerta dai parenti della piccola: «Ci hanno dato del cortisone, poi degli antibiotici». Una ricostruzione che da questa mattina diventerà il terreno di confronto per consulenti della Procura ed eventuali periti di parte. Nessuna volontà di criminalizzare il lavoro di qualcuno da parte della Procura, ma tanta voglia di capire, di mettere a fuoco una catena di interventi e di approcci medici. La piccola poteva essere salvata? Perché dimetterla se – come dicono i genitori – Rosa non stava bene? Inchiesta al punto di partenza, facile immaginare che il numero di indagati potrebbe crescere anche nelle prossime ore, sulla scorta degli accertamenti e degli atti irripetibili che verranno disposti dalla Procura.