Trombosi, un problema per 8 mila giovani italiani a rischio anche i bambini

Trombosi, un problema per 8 mila giovani italiani a rischio anche i bambini
(ilsole24ore) In Italia solo una persona su 3 conosce le conseguenze della trombosi. Eppure il problema riguarda tutti, bambini inclusi. Ogni anno, infatti, ad esserne colpiti sono 8 mila giovani italiani, e su 100 individui alle prese con malattie trombotiche 3 ha meno di 40 anni. A diffondere i dati è Alt – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle Malattie Cardiovascolari – Onlus, che attraverso la voce della sua presidente, Lidia Rota Vender, sottolinea quanto la prevenzione della trombosi non si fa solo sottoponendosi ad esami, ma anche “diventando consapevoli del rischio che potremmo correre e del pericolo che possiamo evitare”.
Benché subdola, la trombosi può infatti essere evitata. Il progetto di ricerca italiano IPSYS, sostenuto proprio da Alt, ha svelato che fra i fattori di rischio più pericolosi sono inclusi la familiarità, l’emicrania con aura e la presenza di anomalie nella coagulazione. “Da non sottovalutare – aggiunge inoltre Alesandro Pezzini, esperto dell’Università degli Studi di Brescia – ipertensione arteriosa, diabete, fumo colesterolo alto”. Anche il genere fa la differenza. “Il rischio di avere un ictus per la donna aumenta con i cambiamenti ormonali dovuti a terapie contraccettive o naturali come in gravidanza, alcune condizioni patologiche ad essa correlate come il diabete gestazionale, la presenza di emicrania in particolare con aura e l’abitudine al fumo”, sottolinea Paola Santalucia, vicepresidente di Alt aggiungendo che anche “i cambiamenti ormonali legati alla menopausa, uniti a fibrillazione atriale, diabete mellito e ipertensione aumentano la probabilità di ictus cerebrale”.
Per quanto riguarda, invece, i bambini un fattore di rischio fondamentale è l’eccesso di peso. “Il bambino sovrappeso, o addirittura obeso, subisce un’accelerazione della malattia delle arterie come accadde nell’aterosclerosi e si candida ad andare incontro in tempi molto precoci a eventi vascolari come infarto, ictus cerebrale, arteriopatia diffusa”, spiega Paola Giordano, direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Purtroppo, però, la diagnosi del problema non è altrettanto precoce. “La trombosi nei bambini colpisce soprattutto a livello cerebrale, sotto forma di ictus ischemico (153 casi) e trombosi dei seni venosi cerebrali (143 casi), più frequentemente i maschi (60% maschi, 40% femmine), intorno ai 4-6 anni – precisa Paolo Simioni, esperto del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova – Solo 6 casi su 100 vengono diagnosticati entro le 3 ore necessarie a impostare una cura efficace, inoltre 60 casi su 100 la diagnosi avviene tardi, dopo 24 ore”.
Fra le armi più adatte a fronteggiare questa situazione gli esperti includono senza esitazioni l’informazione. “Ogni giorno – racconta Marco Moia, esperto del Centro Emofilia e Trombosi della Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico – incontro giovani che, se avessero avuto a disposizione informazioni su questa malattia e sulle sue conseguenze, probabilmente avrebbero modificato il proprio stile di vita”.
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