
Un farmaco usato da milioni di diabetici in tutto il mondo potrebbe “curare”, oltre che l’eccesso di zuccheri nel sangue, niente meno che la vecchiaia!
È una storia curiosa quella della metformina: da alcuni anni ci sono indizi che, al di là dello scopo ufficiale per cui è utilizzata da decenni, abbia un effetto anti-invecchiamento. E dopo le pressioni di alcuni gruppi di ricercatori interessati all’argomento, la FDA, l’organismo americano di controllo sui medicinali, ha autorizzato una sperimentazione sui pazienti che a partire dall’anno prossimo dovrà verificare se davvero la molecola funziona come sembra.
Fin dal Medioevo. La metformina è una molecola sul mercato da circa sessant’anni, versione sintetica di un estratto derivato dalla Galega officinalis che fin dal Medioevo è nota per le sue proprietà curative del diabete. Nel corso del tempo, però, sono stati notati alcuni suoi “effetti collaterali”. In particolare, i pazienti che assumono metformina, nonostante siano diabetici, e quindi a più alto rischio di malattie cardiovascolari e di tutte le patologie connesse all’obesità, sembrano avere – secondo uno studio recente – una mortalità inferiore non solo a quella dei diabetici che prendono altri farmaci, ma addirittura delle persone normali comparabili per età.
La vecchiaia come bersaglio. Lo studio che testerà i suoi effetti si chiama TAME (Targeting Ageing with Metformin): a partire dal 2016, saranno reclutati 3mila volontari tra le persone anziane ad alto rischio di cancro, malattie cardiovascolari e Alzheimer. Metà di loro assumeranno la meformina, metà no. Nel corso dei sei anni successivi si vedrà quanti di loro sviluppano queste malattie tipicamente associate all’età, e anche se c’è un effetto in generale sulla longevità.