Dall’ambulanza al pronto soccorso, mansioni più ampie. Ma i camici bianchi protestano: invasione di campo.
Non chiamatelo piccolo medico, si offenderebbero i camici bianchi e anche lui. Ma non scambiatelo più nemmeno per quello che passa con la pillola tra i letti dei reparti, fareste un torto a ciò che è diventato. E cioè ricercatore, professore universitario, esperto di emergenze, direttore di reparto, coordinatore dell’assistenza alle famiglie. L’infermiere italiano sta cambiando, il percorso iniziato nei primi anni duemila con l’avvio del corso di laurea triennale sta dando i suoi frutti.
Come tutte le mutazioni, anche questa incappa in diversi problemi. È dei giorni scorsi la battaglia dell’Ordine dei medici di Bologna, che non accetta infermieri da soli sulle ambulanze. E così colpisce dove può, cioè tra i suoi iscritti. Sono sette, tutti nomi di vertice del 118 e dei pronto soccorso cittadini, quelli sospesi per sei mesi perché hanno approvato linee guida che prevedono appunto le ambulanze “infermieristiche”. Non è giusto far soccorre i cittadini da quei professionisti, è la motivazione che secondo molti nasconde più che altro la volontà di far assumere camici bianchi oggi senza lavoro. È così iniziato un muro contro muro con la Regione Emilia, convinta invece della qualità di quel tipo di organizzazione che tra l’altro di recente è stata solo rinnovata, visto che esisteva da anni. È pure presente in quasi tutte le realtà locali italiane, in Toscana come in Piemonte, in Lombardia come in Puglia.





