La mortalità cardiovascolare rappresenta la maggiore causa di morte nei Paesi ad economia
avanzata o in via di sviluppo .
In alcune aree geografiche dove i cambiamenti delle condizioni di vita hanno subito una evoluzione
radicale (es. Cina, paesi dell’ est europeo) la quota di mortalità causata da malattie cardiovascolari
risulta molto elevata. Secondo l’OMS, 16.7 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo per problemi
cardiovascolari.
Chi sono i soggetti più colpiti da “eventi” cardiovascolari?
La patologia colpisce uomini e donne, in tutte le fascia di età.
Dal 2020 si stima che le malattie cardiache e l’ictus diverranno le principali cause di morte nel mondo, con un numero di eventi destinato a superare 20 milioni/anno, per
raggiungere quota 24 milioni/anno nel 2030.
Quali sono i maggiori fattori di rischio?
Un importante e recente studio (INTERHART ndr) ha confermato il peso di fattori di rischio
maggiori (fumo, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia) e che l’esposizione contemporanea a più
fattori aumenta in modo esponenziale il rischio di sviluppare infarto del miocardio.
iniziali (danno alla parete dei vasi) e quindi alla formazione della placca aterosclerotica cioè un
ostacolo al regolare flusso del sangue nelle arterie.
La maggiore comprensione dei processi alla base delle malattie cardiovascolari ha consentito
l’identificazione di un ampio numero di markers (predittori di malattia) e fattori di rischio
dell’aterosclerosi.
Cosa sono i biomarkers cosiddetti “emergenti”?
Accanto ai fattori di rischio suddetti (fumo, diabete, ipertensione, ipercolesteroloemia), e
considerati “tradizionali”, l’identificazione di biomarkers “emergenti” è considerata una importante
opportunità per l’identificazione di soggetti a rischio di sviluppare malattie su base aterosclerotica.
Tra i più importanti ricordiamo: omocistinemia, TAFI, D-dimero, PAI1, Fibrinogeno, PCR, IL-
6,IL-18,CSF,SAA,TNF.
Come si possono prevenire le malattie cardiovascolari?
La prevenzione delle malattie cardiovascolari si fonda sulla identificazione precoce dei
fattori di rischio che si associa con gli eventi cardiovascolari e con la loro correzione quando questa
risulta possibile.
Infatti accanto ai fattori di rischio non modificabili quali l’età, il sesso, la familiarità, si affiancano
i fattori modificabili quali l’abitudine al fumo, l’ipertensione arteriosa, le alterazioni del profilo
lipidico, i valori glicemici, l’obesità e la vita sedentaria.
L’attività fisica fa bene?
Lo studio NHANES I dimostra come anche un moderato esercizio fisico è in grado di ridurre la
mortalità cardiovascolare. Da notare che tale effetto è più evidente nei soggetti ipertesi, ma si verifica
anche per livelli pressori più bassi.
Numerosi studi di osservazione, condotti in vari Paesi, hanno evidenziato che la dieta ricca di
principi nutrizionali che si trovano nella cosiddetta “dieta mediterranea” si associa ad una più bassa
mortalità.
Qual è il ruolo degli “omega-3”?
Numerosi studi hanno evidenziato i benefici della riduzione dei livelli pressori sulla morbilità
e mortalità cardiovascolare (la pressione arteriosa ideale è per valori compresi tra 80/85 e 140
mmhg).
La diagnosi precoce del diabete ed il suo trattamento con la metformina è associata ad una riduzione
del 36% del RR di mortalità cardiovascolare.
Nei Pazienti con ipercolesterolemia, l’eccesso di LDL (colesterolo “cattivo”) infiltra la parete dei
vasi e viene trattenuto nell’intima, soprattutto nelle sedi di maggior stress emodinamico (carotidi ,
coronarie e arterie degli arti inferiori) potendo causare ictus, infarto e ischemia (gangrena) ai piedi.
A cosa servono le “statine”?
quanto possiedono un importante effetto ipolipemizzante e sono in grado di ridurre il rischio
cardiovascolare. Tale classe di farmaci si caratterizza per un ottimo profilo di sicurezza ed efficacia.
La terapia con statine è in grado di ridurre in maniera sicura l’incidenza a 5 anni degli infarti
e degli ictus.
In conclusioni la prevenzione di eventi cardiovascolari spesso mortali è possibile attraverso la
modifica dello stile di vita, abbandonando la sedentarietà ed esercitando una attività fisica moderata
ma costante nel tempo ed intervenendo sui fattori di rischio “modificabili” quali il fumo di
sigaretta , il colesterolo , il diabete, l’ipertensione ed il sovrappeso.





